Ravenna, bocciato il ricorso del medico accusato di falsi vaccini: confermata la condanna decisa a marzo
Novità a proposito del processo che vede coinvolto un famoso medico: il giudice sembra avere infatti confermato la sentenza.
Conosce nuovi sviluppi la vicenda giudiziaria, a Ravenna in Emilia Romagna, legata al caso del dottor Mauro Passarini, un medico di base dislocato a Marina di Ravenna. Ma di che cosa si tratta? E di cosa è accusato il medico?
Ebbene, ancora nell’ottobre 2021, erano stati rinvenuti nello studio del medico quindici flaconi, di cui tredici conservati a temperatura ambiente e pertanto ‘marciti’, di vaccino antiCovid.
Il medico, tramite i numeri di lotto e l’app ‘Soleweb‘, aveva sbloccato il rilascio del Green pass per i suoi pazienti senza effettivamente iniettare il vaccino.
Passarini aveva allora gestito quanto il Corriere Romagna definiva un “hub di vaccinazioni simulate” dove fingeva di vaccinare centinaia di persone, di solito no vax contrari all’imposizione del Green Pass o persone genericamente contrarie e/o dubbiose.
Il caso del medico che fingeva di somministrare i vaccini
In totale Passarini aveva inoculato 292 pazienti su un totale di 400 dosi Pfizer a disposizione. In qualche (raro) caso Passarini aveva somministrato il vaccino, ma in tutti gli altri casi non c’era stata proprio l’iniezione o si era scelto di inoculare un vaccino (quasi completamente) diluito.
Il giro d’affari era stato scoperto grazie a un cittadino no vax padovano che a propria volta si considerava un guru, il quale aveva portato la figlia a farsi vaccinare, sapendo che poteva così ottenere un falso green pass. La figlia era stata sottoposta a un test sierologico risultato negativo e la vicenda era stata oggetto di indagine da parte delle forze dell’ordine. Il caso era così rapidamente ‘esploso’.
La condanna per il medico e le dinamiche della complessa vicenda
Il processo che ne era conseguito si era concluso con una pena patteggiata di 2 anni per falso e peculato. Passarini si era difeso affermando di avere solo a cuore il bene dei suoi pazienti. L’ultimo tassello della vicenda ha visto il giudice del lavoro Gianluca Mulà rigettare il suo ricorso, confermando la condanna.
La sentenza infatti stabilisce la ‘giusta causa‘ del licenziamento, affermando che era mancata la fiducia tra Ausl e medico. Assai banalmente, aveva argomentato, il medico aveva agito “al di fuori della legittimità“. Se aveva dubbi sull’iniettare o meno il vaccino non avrebbe dovuto farlo e/o non avrebbe dovuto cercare di ingannare il sistema erogando falsi Green Pass.