Parma, tre anni fa l’incidente mortale a Ponte Taro: in queste ore la sentenza dei giudici sul ruolo dell’autista
Tragedia di Ponte Taro: si ritorna a parlare del caso e arriva la sentenza definitiva dell’autista del pulmino.
18 Novembre 2021, un pulmino con a bordo due disabili finisce sui binari e viene travolto da un treno in corsa. Il conducente del pulmino, un uomo di 57 anni, è stato accusato di omicidio stradale.
Una vera e propria tragedia che, ancora oggi, è impossibile da dimenticare. Nell’impatto persero la vita due ragazzi disabili che il pulmino stava trasportando ossia Nathan Vincenzo Kouli e Maane Anas, da poco diciottenni.
Arriva la condanna, con alcune attenuanti che riguardano la mancanza del guardrail che avrebbe impedito al pulmino di finire sui binari.
Risvolti nelle indagini delle Forze dell’Ordine
Il pulmino guidato dal 57enne si occupava del trasporto di persone disabili e, mentre attraversava la località di Pontetaro, perse il controllo e finì sui binari del treno, venendo totalmente travolto dal convoglio diretto ad Ancona. L’impatto è stato inevitabile e dai risultati devastanti. Nel pulmino vi erano 4 persone, i due ragazzi disabili, un’assistente all’epoca 40enne e il conducente che, si sono riusciti a salvare.
Ciò che ha subito destato particolare sospetto è perché il conducente non è riuscito a frenare nella curva? A quale velocità viaggiava? Le indagini della polizia stradale hanno portato alla luce un fatto davvero interessante: il 57enne era affetto da epilessia e cardiopatia, due patologie che non sono mai state comunicate agli specialisti che dovevano valutare l’idoneità alla guida. In questo caso è stata contestata anche l’accusa di induzione al falso ideologico.
La condanna definitiva
Come affermato in precedenza, in seguito ad analisi sul posto, è stato scoperto che al momento dell’impatto del pulmino, in quella curva a gomito di Pontetaro, mancava il guardrail. Un dettaglio fondamentale che avrebbe, di sicuro, giocato un ruolo importante nella dinamica dell’incidente.
Dopo varie analisi e considerazioni, arriva finalmente la sentenza finale: il conducente ha da prima patteggiato per 2 anni e 6 mesi con l’accusa di omicidio stradale e successivamente la pena è stata sostituita da lavori di pubblica utilità con il ritiro della patente per due anni.