Alluvioni in Romagna, gli esperti mettono in guardia: i prossimi 12 anni saranno i più difficili | Il punto sui prossimi sviluppi
Come si potrebbe proteggere l’Emilia Romagna dalle prossime alluvioni? Uno sguardo al futuro tra incertezze e mancanza di fondi adeguati.
Emilia Romagna e alluvioni, un binomio tristemente famoso. La landa romagnola è stata flagellata dal maltempo in molteplici occasioni e l’accelerazione degli eventi legati al cambiamento climatico ha drasticamente peggiorato la situazione portando a una fragilità infrastrutturale davvero rara nell’ambito, anche per le (disastrate) regioni italiane.
Che fare, pertanto? Non è facilissimo, né esente da dolori. In generale, dalle prime stime, sembra che onde rimettere in sesto l’Emilia Romagna serviranno circa dieci anni di lavori. Un impegno pertanto non indifferente. Anche ammesso che i lavori ripartano immediatamente.
Il Corriere della Romagna ha di recente intervistato il presidente dell’ordine dei geologi dell’Emilia Romagna Paride Antolini che ha rilasciato alcune dichiarazioni molto preoccupanti, tali da riportare l’Emilia Romagna allo stato di alcune disastrate regioni italiane del secondo dopoguerra.
Il primo elemento che emerge, dall’intervista, è come sostanzialmente manchino i fondi speciali promessi da Roma, ancorati a procedure burocratiche lungi dall’essere state risolte. Naturalmente Roma rimprovera l’Emilia Romagna e la regione rimprovera il governo, in un eterno ribalzarsi di responsabilità.
Come l’Emilia Romagna dovrebbe attrezzarsi contro le alluvioni
Se si disponesse dei fondi necessari, secondo il geologo, sarebbe necessario trasformare gli odierni canali in fiumi e solidificarne gli incerti argini. In una fase successiva, secondo il presidente, sarebbe necessario demolire i ponti e ricostruirne gli argini, inserendo casse di espansione e bacini di laminazione.
Le casse di espansione sono spazi presenti vicino agli argini, pensate per riempirsi quando c’è una violenta piena. I bacini di laminazione invece sono di calcestruzzo e funzionano quali serbatoi di emergenza per il rifornimento delle acque. In entrambi i casi si tratta di strutture presenti in Veneto che hanno dimostrato di essere alquanto efficaci, considerando come la regione non soffra alluvioni altrettanto devastanti da tanto tempo.
Il caso di Traversara
É stato anche analizzato, con un certo qual piglio polemico, il caso di Traversara. Qui stavano ancora ricostruendo un argine quando l’alluvione ha colpito con particolare forza. Pertanto ci sono state forti polemiche sull’opportunità che un simile paese sorga così vicino al fiume.
Storicamente il ragionamento è però sbagliato, perché Traversara era stata a suo tempo un insediamento degli antichi romani che per secoli, se non millenni, non ha mai avuto problemi di alluvioni. Solo negli ultimi vent’anni, a causa dell’influsso del cambiamento climatico, la zona è diventata pericolosa. Un dato di fatto che si stenta a capire, specie a fronte del negazionismo nel campo contro il climate change.