Carpi, aprono le porte di un nuovo ambulatorio dedicato ai più bisognosi: il protocollo d’intesa firmato da Porta Aperta
Buone notizie per il sistema sanitario e sociale di Carpi. In arrivo infatti un nuovo ambulatorio sanitario e sociale.
Lo scorso 23 luglio è stato siglato infatti un protocollo di intesa tra le associazioni di volontariato rispettivamente di Porta Aperta di Carpi (classe 1988) e di Porta Aperta di Modena, risalente a propria volta al 1978. L’obiettivo è, al nocciolo, di garantire la necessaria accoglienza e inclusione per le persone ‘ai margini’ della società.
Un impegno che diventa anche fisico, perché verrà aperta una specifica sede all’ambulatorio medico di Porta Aperta Carpi, un distaccamento di quella di Modena. Un luogo dove le persone potranno recarsi e trovare conforto, sicurezza, consigli. E di luoghi del genere, nella società attuale, c’è un disperato bisogno.
Le due associazioni hanno entrambe – perdonate il gioco di parole – la ‘porta aperta’, ma operano in due zone diverse e cioè a Modena e Nonantola e Carpi. I differenti temi vengono però coordinati da un unico elemento ‘ecclesiastico’, conferito dal vescovo Don Erio Castellucci.
I presidenti di Porta Aperta Modena e Carpi, rispettivamente Alberto Caldana e Omar Sala, hanno infatti confermato che “Il protocollo ci vedrà collaborare sul tema della lotta allo spreco alimentare e al sostegno alimentare per le famiglie in difficoltà economica“. Specificatamente “le nostre Recuperandia e Arca Lavoro impresa sociale collaboreranno per la promozione della cultura del riuso e lo sviluppo di tirocini/inserimenti lavorativi“.
Come funzionerà il nuovo centro di accoglienza
Oltre a ciò sarà anche presente un Centro d’ascolto a Carpi con un apposito sportello a tema giuridico. Intitolato infatti ‘Avvocato di strada’ consentirà di fornire un aiuto a chi, meno esperto di leggi, si ritrova in un qualche affare giudiziario senza possibilità di un consiglio onesto.
“Dall’esperienza di Porta Aperta Carpi e Porta Aperta Modena sono nate in Italia altre simili associazioni (a Como, Brescia…) che hanno lo stesso nome e le stesse finalità” hanno osservato Caldana e Sala. Infatti a breve le due associazioni condivideranno quelle che hanno già sperimentato e ‘provato’.
Il confronto con le altre realtà
Ma che cosa si vuole migliorare, all’interno dell’esperienza del nuovo centro d’ascolto? Indubbiamente si intende lavorare sulla sinergia, sul proporre iniziative congiunte. Un unico volontariato, un’unica ‘forte’ azione di soccorso nei confronti dei più deboli. Si desidera pertanto lavorare insieme con le diverse diocesi, onde avere un maggiore impatto.
D’altronde è stato il vescovo Castellucci stesso a proporlo, affermando che serviva una forte sinergia con le diverse diocesi, senza quello ‘spezzatino’, quella frammentazione tipica di questo genere di realtà.