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Santa Maria Villiana, arriva la condanna per l’uomo accusato di aver ucciso la cugina: la sentenza dopo tre anni

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Giunge la condanna definitiva per l’efferato caso di Santa Maria Villiana. L’uomo infatti accusato dell’uccisione dell’ex insegnante è stato condannato. 

La cronaca nera, per quanto rara, continua a popolare giornali e magazine italiani. Non fa eccezione l’Emilia-Romagna e non è una voce fuori dal coro la città di Bologna. L’ultimo caso – un aggiornamento giudiziario – risale proprio a ieri, giovedì 4 luglio.

In questo caso la Corte d’assise d’appello ha confermato l’ergastolo per il 74enne Fabio Ferrari, accusato di avere ucciso con un fucile, esplodendo diversi colpi, la cugina Natalia Chinni. La donna era una professoressa in pensione e nota nella zona.

L’accaduto risale ancora al 2021; come è noto i mulini della giustizia macinano lentamente. Ferrari, avendo un’età avanzata e soffrendo di diverse patologie, non trascorrerà tempo in carcere, ma rimarrà agli arresti domiciliari. È accusato, nel complesso, di omicidio aggravato da futili motivi e detenzione illegale di armi e munizioni.

La dinamica del caso di ‘nera’

L’ex insegnante, 72 anni, è stata uccisa il 29 ottobre 2021 mentre era intenta ad aggiustare la recinzione della sua casa a Santa Maria Villiana di Gaggio Montano (Appennino). I rapporti erano da tempo corrosi, negativi: i due litigavano spesso.

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri e dal pm Antonello Gustapane Ferrari ha esploso sette pallettoni con un fucile che non avrebbe dovuto avere: il porto d’armi esclusivo per la caccia gli era stato revocato. La stessa arma del delitto non è mai stata rinvenuta.

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La ricostruzione del profilo del futuro ergastolano

Il giudice Pier Luigi Di Bari ha definito l’assassino un uomo “dall’istinto predatorio e vendicativo” che ha ucciso l’insegnante in pensione “come se fosse uno dei cinghiali che andava cacciando“. Senza per altro un reale movente, al di fuori del livore che provava verso la donna. Un motivo – se tale possiamo definirlo – risiedeva nel fatto che i cinghiali danneggiavano la rete della recinzione, perchè attirati dal mais che l’anziano di proposito lasciava lì vicino. L’obiettivo di fondo? Attirare i cinghiali e ucciderli per il proprio divertimento.

L’insegnante, ancora viva dopo i colpi, si trascinò dapprima verso l’automobile dove aveva il cellulare. Però lo smartphone non prendeva, non c’era rete. Allora si diresse verso casa onde telefonare e chiedere aiuto, ma morì tragicamente dissanguata prima di raggiungere l’apparecchio. La ritrovò, ormai morta, il figlio che avvisò subito le autorità. Da qui la motivazione per un ergastolo, specie a fronte dei ‘futili motivi’.