Autonomia differenziata, Bonaccini alza la voce e lancia l’avvertimento: “Si rischia di spaccare il Paese”
Che cosa pensa Bonaccini dell’autonomia differenziata? Ne è fortemente contrario, specie a fronte delle disuguaglianze regionali.
Ne discutono un pò tutti ed è certo la notizia di questi giorni: l’approvazione del decreto legge sull’autonomia differenziata. Festeggia il governatore Fedriga in Friuli Venezia Giulia, il ‘doge’ Zaia in Veneto e persino la Lega dell’Emilia Romagna si fa sentire. Nell’occasione infatti Jacopo Morrone ha agitato alla Camera la bandiera della Romagna.
Il ddl prevede di concedere una grande autonomia alle regioni a statuto ordinario che ne facciano richiesta: in particolare interesserebbe i settori del commercio, l’energia, i trasporti, l’istruzione, l’ambiente e la cultura. Tuttavia i livelli essenziali di servizi devono essere garantiti a tutti i cittadini al di là della provenienza geografica.
Tutti gli emendamenti, nell’occasione, sono stati respinti. E i deputati hanno approvato, tra i tanti articoli, accordi sulle risorse finanziarie, le funzioni amministrative e la promozione dello sviluppo economico. Il progetto sembra dunque procedere con grande decisione.
Naturale la reazione irata del presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, secondo cui è “un provvedimento sbagliato nel merito e nel metodo” che “rischia di spaccare il Paese“. Inoltre non prevede “un euro per garantire gli stessi diritti essenziali ai cittadini da Sud a Nord”.
Le parole di Stefano Bonaccini
Parole dure, inquadrabili all’interno del contesto politico e sociale dove opera Bonaccini. Secondo il Presidente si tratterebbe di un favore politico alla Lega di Salvini in cambio dell’autorizzazione al premierato. Una mano lava l’altra pertanto: questo almeno secondo il governatore.
In effetti, se entrambe le riforme si concretizzerebbero, passerebbe in legge il premierato, a cui la Lega era se non contraria, pericolosamente indifferente, e il ddl Calderoli, al quale invece Forza Italia e Fratelli d’Italia avevano mosso diverse – neanche troppo sottese – critiche. D’altronde la capacità del centro destra di fare fronte comune, pur di fronte ad interessi divergenti, è piuttosto nota.
La proposta alternativa dell’Emilia-Romagna
A sua volta anche Bonaccini aveva fatto una proposta di autonomia, la quale era stata condivisa ed elaborata proprio grazie al Patto per il Lavoro. Anche il Consiglio regionale, ha ricordato Bonaccini, l’aveva approvata all’unanimità, ma senza che tutto ciò si traducesse in un’azione di governo.
Ma a che cosa serviva questa riforma alternativa? Mirava a una potente semplificazione della burocrazia, consentendo interventi rapidi e diretti sul territorio, senza quei tortuosi iter propri delle opere pubbliche italiane. Meno burocrazia, insomma.